Afrodite Cnidia. Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps

Afrodite Cnidia

Afrodite Cnidia

Afrodite Cnidia è una copia romana della scultura marmorea attribuita allo scultore greco Prassitele, risalente al I-II secolo d.C. ed attualmente conservata presso il Museo Nazionale Romano (Palazzo Altemps) di Roma.

La statua raffigura Afrodite, la dea della bellezza mentre, completamente nuda, si appresta a fare un bagno, e in modo sensuale e armonioso poggia la sua veste su un vaso per l’acqua. Il corpo della dea, delineato nelle forme mobide e sinuose, sembra muoversi e riempie lo spazio circostante.

Afrodite Cnidia colta in un atteggiamento intimo e privato, incarna simbolicamente il fascino, la bellezza e la seduzione femminile, con la mano destra poggiata sul pube, nell’atto di coprirlo in segno di pudore, mentre con l’altra mano regge la veste, appena tolta. La testa è inclinata verso sinistra e lo sguardo, ammaliante, sembra perso nel vuoto.

Una altra copia della scultura è conservata presso il Museo Pio-Clementino, all’interno dei Musei Vaticani. Altre varianti della statua sono conservate presso il  Museo archeologico nazionale di Napoli (la Farnese), ai Musei capitolini (la Ludovisi), alla Gliptoteca di Monaco di Baviera (la Braschi), al British Museum, e un torso si trova al Museo del Louvre di Parigi.

Secondo alcune fonti antiche, sembra che Prassitele, per la realizzazione della Afrodite Cnidia abbia utilizzato come modella Frine, famosa cortigiana dell’antica Grecia, molto rinomata per la sua bellezza ed avvenenza (e con la quale Prassitele ha una relazione amorosa). Frine viene accusata di empietà e per tale motivo subisce un processo che si conclude con l’assoluzione (infatti, davanti ai giudici la cortigiana scopre il seno e implora la loro pietà, i quali colpiti da straordinaria bellezza la assolvono dal reato contestato).

Afrodite Cnidia di Prassitele è stata fonte di ispirazione di altri capolavori dell’arte, in particolare della Venere di Milo, opera dello scultore greco Alessandro di Antiochia, conservata presso il Museo del Louvre di Parigi.

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