Constance Dowling e Cesare Pavese

Constance Dowling Non esiste un vascello veloce come un libroConstance Dowling (New York, 24 Luglio 1920 – Los Angeles, 28 Ottobre 1969) è stata una famosa attrice cinematografica statunitense ed è stata l’ultima passiona amorosa dello scrittore piemontese Cesare Pavese, musa ispiratrice delle sue ultime poesie (inserite nella raccolta del 1950 dal titolo “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, tutte dedicate all’amata).

Nel 1949 mentre si trova in Italia per lavoro, Constance Dowling conosce a Roma casualmente lo scrittore e poeta Cesare Pavese, il quale mostra subito un attrazione verso la donna. Si rivedono successivamente a Torino e inizia una breve quanto fugace relazione amorosa. La giovane e affascinante attrice ha però altre prospettive e non ricambia l’amore dello scrittore e poeta piemontese, senza mai rispondere alla sue lunghe lettere.

A Constance Dowling sono dedicate le poesie della raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, (dieci poesie, otto in italiano e due in inglese, scritte a Torino tra l’11 Marzo e il 10 Aprile del 1950 e pubblicate postume nel 1951 dopo il suicidio di Cesare Pavese, tutte incentrate sulla delusione del rapporto con Constance Dowling e del fatto che lei non lo ricambia nei suoi sentimenti amorosi). Oltre a questa raccolta è dedicato a Constance anche l’ultimo romanzo di Pavese dal titolo La luna e i falò (scritto tra il 18 Settembre e il 9 Novembre 1949 e pubblicato nell’Aprile del 1950).

Cesare Pavese si toglie la vita il 27 Agosto del 1950 a Torino.

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

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