La “Fuga in Egitto” è un dipinto (olio su rame, cm 61×48,5) realizzato nella seconda metà del XVII secolo (1650 – 1699) dal pittore marchigiano Carlo Maratta ed attualmente conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini a Roma.
Carlo Maratta (o anche Maratti, Carlo, Camerano, Ancona 1625- Roma, 1713) è stato un celebre pittore e restauratore italiano, operante soprattutto nella seconda metà del Seicento. Marchigiano di nascita arriva a Roma ancora giovanissimo e acerbo, formandosi presso la prestigiosa bottega di Andrea Sacchi. La sua arte e la sua pittura diventa, col tempo, l’eccellente risultato della combinazione del classicismo e del barocco. Invero nella pittura di Carlo Maratta, il classicismo di Sacchi e di Raffaello si combina con lo stile barocco di Gian Lorenzo Bernini e di Pietro da Cortona, elevandolo tra i principali artisti e pittori maggiormente richiesti e operanti a Roma della seconda metà del Seicento.
Il dipinto raffigurante la Fuga in Egitto è una delle opere del pittore marchigiano conservati nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini a Roma, unitamente ai dipinti raffiguranti la “Madonna col Bambino e San Giovannino“, la “Vergine che legge“, “Ritratto della figlia Faustina” o l’ “Allegoria della Pittura“, la “Madonna con Bambino e angeli“, “Rebecca ed Eleazaro“, il “Matrimonio mistico di Santa Caterina d’Alessandria“, la “Trinità“, il “Martirio di sant’Andrea“, e le due tele dell’Annunciazione con l’ “Arcangelo Gabriele” e la “Vergine Annunciata”. Tutte queste opere a partire dalla metà del Seicento confluiscono nella raccolta Corsini, nobile famiglia di origine toscana, soprattutto dopo l’elezione di Papa Clemente XII (al secolo Lorenzo Corsini).
Il Maratta riproduce lo stesso tema in diverse opere, tratto dall’episodio narrato nel Vangelo secondo Matteo (2,13-23):
Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio.
come il dipinto raffigurante la “Fuga in Egitto“ (olio su tela, cm 174×164) conservato all’interno della Cappella di San Giuseppe o Cappella della famiglia di Sherlock di Waterford, nella Chiesa di Sant’Isidoro a Capo le Case a Roma, dove Giuseppe e Maria, con in braccio il Bambino addormentato, camminano, mano nella mano, nella notte per fuggire in Egitto, mentre sul lato sinistro si intravedono due angeli e l’asinello,
o ancora come il dipinto raffigurante la Fuga in Egitto (copia, mosaico su cartone, realizzata nel 1793) conservato nella Cappella Chigi o della Madonna del Voto, sita all’interno del Duomo di Siena o Cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta, in Toscana.
In relazione a tale ultima opera la Fuga in Egitto della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini di Roma è una replica sul rame, di dimensioni ridotte, del dipinto originariamente destinato alla Cappella Chigi o della Madonna del Voto nel Duomo di Siena, commissionata al Maratta da Papa Alessandro VII Chigi, (l’originale dell’opera, con la parte superiore arrotondata, si trova alla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini di Roma).
La composizione dell’opera Fuga in Egitto della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini di Roma è intrisa di un forte dinamismo con la Vergine e San Giuseppe intendi ad attraversare un torrente; quest’ultimo ha un piede nell’acqua e l’altro sulla riva mentre Maria gli porge il Bambino Gesù. La Vergine volge lo sguardo dietro di sè quasi a controllare il cammino, con fare materno. Infine piccoli putti e cherubini tra le nuvole sorvegliano dall’alto la scena e accompagnano il viaggio della Sacra Famiglia.