Gli ordini sono ordini. Film diretto da Franco Giraldi

 Gli ordini sono ordiniGli ordini sono ordini è un film del 1972 che con la regia di Franco Giraldi ingloba un cast di grandissimi attori, come Gigi Proietti e Monica Vitti, mentre l’arrangiamento musicale porta la firma di Fred Bongusto e di Franco Califano. Si tratta di uno dei principali film della commedia all’italiana tratto dall’omonimo racconto di Alberto Moravia.

Una famiglia della borghesia italiana, la cui solidità si fonda principalmente sul vincolo sacro del matrimonio, si sgretola man mano di fronte ad azioni apparentemente senza significato.

La giovane moglie (alias Monica Vitti), casalinga depressa, sotto la spinta di voci interiori a cui obbedisce passivamente, mette in crisi, dopo otto anni di matrimonio, il rapporto coniugale, a fronte di un marito sempre più impegnato nella carriera lavorativa di direttore di banca, e a cui la società da secoli attribuisce nella famiglia il ruolo di padrone assoluto (cit.).

Si passa così da piccoli battibecchi all’adulterio con uno sconosciuto bagnino, al tentativo di omicidio del marito spingendolo in acqua dalla banchina del porto, fino all’allontanamento dalla casa coniugale e all’inizio di una nuova relazione amorosa con un esuberante artista (alias Gigi Proietti) che ben presto, al pari del precedente matrimonio, viene interrotta da quelle insistenti voci interiori.

Proprio quella voce del subconscio porta la protagonista a ribellarsi al potere del marito prima (che la usa come un oggetto più in cucina che a letto), e degli altri uomini dopo, spingendola alla ricerca della libertà e della indipendenza personale, lontana dal dominio maschile.

La pellicola cinematografica nonostante non abbia ricevuto pareri conformi dalla critica offre una interessante panoramica in merito alla situazione italiana dei primi anni ’70, tracciando le basi giuridiche dell’emancipazione della donna, già iniziata molti anni prima.

In particolar modo con la Legge 1º Dicembre 1970, n. 898 viene introdotto in Italia il divorzio, mettendo in discussione il precedente principio della indissolubilità del matrimonio e permanendo “la comune potestà dei genitori sui figli nati dal matrimonio“. Negli anni successivi si arriva alla “Riforma del diritto di famiglia” con la Legge 19 Maggio 1975, n. 151 che sancisce l’eguaglianza tra coniugi e alla legalizzazione dell’aborto con la Legge 22 maggio 1978, n. 194 (in precedenza considerato lesivo di interessi disparati, quali la vita, l’ordine delle famiglie, il buon costume, l’accrescimento della popolazione) e alla diffusione della conoscenza delle pratiche antifecondative. Queste ultime tre leggi hanno ancorato il percorso di emancipazione della donna ai principi costituzionali, superando il sentimento religioso e l’evolversi della morale sociale.

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