Il Mare viene celebrato quale centro indiscutibile di ispirazione in diverse composizioni poetiche italiane. In questo articolo vogliamo riproporre la tematica in questione proponendo la lettura dei versi lirici della maestosa penna di Salvatore Quasimodo, e , al contempo, ripercorrendo quella particolare musicalità emotiva.
A rigor di cronaca, occorre affermare che Salvatore Quasimodo (classe 1901) è stato uno dei maggiori poeti italiani a partire dal secondo dopoguerra. Le sue composizioni poetiche sono caratterizzate da pochi versi e si contraddistinguono per un linguaggio semplice, lineare, composto, ma altamente comunicativo. Sovente nelle sue poesie vi è il richiamo alle immagini naturalistiche quasi uno strumento necessario al fine di affermare le emozioni vissute e rappresentate sulla carta. Un lavoro che si esprime in tutta la sua chiarezza nella poesia “Ed è subito sera” del 1942, dove il tramonto del sole con l’ingresso del buio della notte simboleggia lo svanire delle illusioni umane.
S’ ODE ANCORA IL MARE
Già da più notti s’ ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d’ una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d’ uccelli delle torri, che l’ aprile
sospinge verso la pianura. Già
m’ eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un’ eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.
(Salvatore Quasimodo)
La poesia è caratterizzata dalla metafora del ricordo e della memoria di quelle terre di Sicilia, tanto care al poeta: il rumore del mare lungo le distese di sabbia, accompagnato dallo strillo dei gabbiani che rievoca quella voce umana di donna mai dimenticata, tanto da rappresentare un forte eco ancora presente nella memoria, attraverso il quale sorge la speranza o meglio l’ illusione di essere a sua volta ricordato.