La città che sale è un dipinto (olio su tela, cm 199,3 × 301) realizzato tra il 1910 ed il 1911 dal pittore italiano futurista Umberto Boccioni, ed attualmente conservato presso il Museum of Modern Art di New York. Il bozzetto preparatorio dell’opera è conservato nella collezione della Pinacoteca di Brera a Milano.
Si tratta della prima grande opera di Boccioni in cui si manifesta pienamente la sintesi futurista dell’elemento plastico e cromatico.
Umberto Boccioni (Reggio Calabria, 19 Ottobre 1882 – Verona, 17 Agosto 1916) è stato un celebre pittore e scultore italiano, annoverato tra i principali esponenti del Futurismo. Umberto Boccioni fa parte di quel un gruppo di pittori, che sotto la guida di Marinetti, lancia a Milano il “Manifesto dei pittori futuristi” nel Febbraio del 1910. Negli anni abbraccia e sviluppa varie tematiche artistiche, dal naturalismo fino al divisionismo. Suo maestro di naturalismo divisionista è Giacomo Balla. Dagli Espressionisti ricava, invece, la violenta carica sentimentale, la forza d’urto, e i gesti di prepotente vitalità.
Tra le sue opere più importanti occorre citare il Ritratto del maestro Busoni (databile al 1916) conservato presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma; Rissa in galleria (databile al 1910), conservato a Milano presso la Pinacoteca di Brera a Milano; Stati d’animo n. 1. Gli addii (databile al 1911), conservato al MOMA di New York; Gli addii – Quelli che vanno (databile al 1911), conservato nel Museum of Modern Art, di New York; La strada entra nella casa (databile al 1911), conservato nello Sprengel Museum di Hannover; Visioni simultanee (databile al 1911), conservato nel Von Der Heydt Museum di Wuppertal in Germania; la scultura in gesso dal titolo Antigrazioso, conosciuto anche come La madre, realizzata tra 1912 e 1913 e conservata presso la Galleria nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
La città che sale intende raffigurare il progresso tecnologico e industriale che il pittore reggino vedeva dal suo balcone della casa a Milano, il cui titolo originale era Il lavoro. Le immagini sono rappresentate in maniera prospettica e su tre piani orizzontali con figure che tendono ad imprimere sulla tela il senso di dinamismo e di movimento, mentre il cromatismo acceso riempie tutto lo spazio circostante: in basso le figure umane, nella specie degli operai al lavoro, poi alcuni cavalli, anch’essi al lavoro, e sullo sfondo degli edifici in costruzione. Le tonalità cromatiche, rese con ampie pennellate accostate le une alle altre, tendono a ripetersi nei colori del blu, azzurro, rosso, giallo-arancio e bianco. E’ dal colore che si ricava la forma delle immagini, intrise di un forte senso di profondità, che spinge lo spettatore a guardare oltre la tela.
L’opera viene acquistata nel 1912 dal celebre compositore e pianista Ferruccio Busoni in occasione della mostra futurista presso la Galleria Sackville di Londra. Poi passa al Museum of Modern Art di New York.