La Noia è una opera letteraria del 1960 di Alberto Moravia che si attesta, sia sotto il profilo della tematica che dello stile, sulla linea del precedente romanzo “Gli Indifferenti” del 1929. Nell’opera l’autore si sofferma sul problema dell’alienazione della realtà, della quale la noia rappresenta un elemento che contribuisce alla trasformazione della società e con essa anche dell’uomo che ne fa parte. Ne deriva che la noia comporta quale conseguenza principale l’incomunicabilità tra le persone. Si sottolinea che la tematica dell’alienazione della realtà verrà ripresa dall’autore nella successiva opera “L’Automa” del 1962.
Penso che, a questo punto, sarà forse opportuno che si spenda qualche parola sulla noia, un sentimento di cui mi accadrà di parlare spesso in queste pagine. Dunque, per quanto io mi spinga indietro negli anni con la memoria, ricordo di aver sempre sofferto della noia. Ma bisogna intenderci su questa parola. Per molti la noia è il contrario del divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. Per me, invece, la noia non è il contrario del divertimento; potrei dire, anzi, addirittura, che per certi aspetti essa rassomiglia al divertimento in quanto, appunto, provoca distrazione e dimenticanza, sia pure di un genere molto particolare. La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza e inadeguatezza o scarsità della realtà. Per adoperare una metafora, la realtà, quando mi annoio, mi ha sempre fatto l’effetto sconcertante che fa una coperta troppo corta, ad un dormiente, in una notte d’inverno: la tira sui piedi e ha freddo al petto, la tira sul petto e ha freddo ai piedi; e così non riesce mai a prender sonno veramente. Oppure, altro paragone, la mia noia rassomiglia all’interruzione frequente e misteriosa della corrente elettrica in una casa: un momento tutto è chiaro ed evidente, qui sono le poltrone, lì i divani, più in là gli armadi, le consolle, i quadri, i tendaggi, i tappeti, le finestre, le porte; un momento dopo non c’è più che buio e vuoto. Oppure. terzo paragone, la mia noia potrebbe essere definita una malattia degli oggetti, consistente in un avvizzimento o perdita di vitalità quasi repentina; come a vedere in pochi secondi per trasformazioni successive e rapidissime, un fiore passare dal boccio all’appassimento e alla polvere.
(La Noia, 1960)