Ligabue : La follia cromatica nelle sue opere….

Il Ligabue è stato definito di volta in volta “selvaggio”, “maledetto”, “pazzo”, “istintivo”, “geniale”, “folle”, “solitario”, “passionale”.

Ritenuto, forse a torto, tra i maestri esclusivi Naif italiani per i suoi tratti cromatici fiabeschi, seppur di una drammaticità spaventosa.

Proprio considerando tale virulenza espressiva raccolta nella disperazione dei sciagurati cavalli attaccati dai lupi, nelle fauci di leoni e tigri avvolti da serpenti assassini, nel ghigno del gatto con in bocca il suo topino, nella maestria dell’aquila che si scaglia veloce contro un colombo, negli occhi stessi di un Ligabue a volte perplesso, a volte pensieroso ed a volte indifferente ad un moscone posatosi sulla sua fronte che penso fortemente ad un Ligabue maggiormente Espressionista che Naif.…

Opere che danno un significato radicato alla sua personale paura di vivere ed alla difficile lotta per sopravvivere, evitando di sentirsi preda ma nella certezza ragionata di essere diverso dagli altri.

La Legge del più forte lo fa sentire disperato e sempre in qualità di vittima predestinata. L’accostamento delle regole della Natura a quelle della Società lo rende sempre più fragile ed isolato; tenta di riequilibrarsi reagendo attraverso quel meraviglioso mondo di colori con i quali intesse i suoi capolavori.

Pertanto, ad un evento drammatico accosta un elemento lirico, positivo, emozionale.

Nel suo autoritratto, figura triste, malinconica e scarnita, il Ligabue dipinge una farfalla variopinta che svolazza nell’aria, simbolo della leggerezza della vita; ovvero, in un bellissimo e colorato mazzo di fiori spicca la figura tetra di un moscone nero…

Personalmente, fa pensare molto il significato del messaggio che il Ligabue ci ha voluto donare attraverso l’enigma di quest’ultimo elemento usato in un suo ritratto e ben fermo sulla sua fronte: per caso un segno di assoggettazione dell’uomo alla potenza della Natura?..

O meglio, potrebbe essere un segno di morte interiore dovuta ad una vita vissuta senza amore né calore umano tanto da annullare qualsiasi emotività pietrificando la mente e rendendo il corpo come un arbusto senza più vita?

Addirittura, potrebbe attestare la consapevolezza di avere una parte di lui gravemente malata (il cervello), oramai definitivamente perduto, oserei dire quasi decomposto, e pertanto come tale, parte gradita e particolarmente appetibile da tali insetti?

Non lo sapremo mai con assoluta certezza. Potremo solamente ipotizzare, immaginare, consapevoli che le risposte ai nostri dubbi sono inevitabilmente sepolte con lui a Gualtieri…

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