La Metafisica è una scuola pittorica che si delinea a Ferrara nel 1917 dall’incontro di Giorgio De Chirico con Carlo Carrà. L’anno successivo vi aderisce G. Morandi e, nel 1921, perde la sua importanza a causa anche dello sviluppo di Valori Plastici.
La Metafisica non si può definire un movimento pittorico vero e proprio perché non si fonda su un documento programmatico né assume la fisionomia di un gruppo.
Essa prende inizio pressapoco intorno al 1912 e in quegli anni non ha ancora un’identità precisa, ma corrisponde ad una tappa particolare nell’evoluzione stilistica del lavoro di Giorgio de Chirico.
Le novità introdotte dalla Metafisica sono quelle di creare nei quadri suggestioni immediate. L’atmosfera è quella di un incantesimo.
La Metafisica aspira a superare i limiti del visibile e del reale, rivelando il significato inquietante degli oggetti attraverso il loro inconsueto accostamento in un clima di suggestione e di mistero.
La Metafisica si caratterizza per l’ordine e la chiarezza compositiva nella pittura: le scene sono in pratica nitidissime, senza deformazioni. I quadri raffigurano oggetti e forme riconoscibili, collocati in spazi ben definiti dal punto di vista architettonico, ma i vari elementi appaiono coordinati in maniera assurda, apparentemente senza nessi tra loro.
Ci troviamo davanti a palcoscenici su cui sono allestite rappresentazioni ambigue paradossali.
Gli oggetti della realtà sono usati per porre lo spettatore al di fuori di essa. Manichini, dorsi di sculture, giocattoli, bottiglie, scatole, sfere, strumenti d’artista, hanno fisionomie stilizzate e schematiche, contorni netti, superfici lisce e semplificate, chiaroscuro elementare e ombre perlopiù monocrome.
Gli spazi che fanno da sfondo sono strutture architettoniche semplici. Piazze, torri, edifici senza età. Le prospettive sono forzate con linee di fuga improbabili, in tinte calde e terrose (verde, bruno, terra di Siena, rosso, bianco).
Alla base della pittura metafisica si riconosce sostanzialmente un atteggiamento intellettuale: l’ intento di creare un mondo che non appartiene alla realtà, capace di esaltare la bellezza intrinseca degli oggetti e della materia.
Gli oggetti del mondo reale sono accostati e combinati tra loro in maniera assurda; in questo modo si spogliano dei loro significati abituali, l’opera perde il suo rapporto con la realtà e si colloca al di fuori di essa.
C’è un senso di mistero e d’inquietudine che pervade la scena.