Orfeo e Euridice abbandonano gli inferi è un dipinto (olio su tela, cm 89 x 149) realizzato intorno alla prima metà del Seicento (1620 – 1625) dal pittore italiano Giuseppe Cesari, detto Cavalier D’Arpino, ed attualmente conservato presso il Museo di Palazzo Chigi di Ariccia (Collezione Lemme), Roma.
Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (Arpino, Frosinone, 14 Febbraio 1568 – Roma, 3 Luglio 1640) è stato un celebre pittore italiano, tra i più apprezzati e rinomati della pittura romana tra i secoli XVI e XVII, ed è passato alla storia per essere stato il maestro di Michelangelo Merisi, meglio noto come il Caravaggio e di Guido Reni.
Tra le opere romane occorre citare le decorazioni del soffitto della Cappella Contarelli nella Chiesa di San Luigi dei Francesi, le decorazione della volta della Cappella Olgiati nella Basilica di Santa Prassede, due dipinti (l’ Adorazione dei Magi e la Natività) per la Cappella Aldobrandini nella Chiesa di Santa Maria in Via, l’affresco dell’ Ascensione nella Basilica di San Giovanni in Laterano, i cartoni per la decorazione a mosaico della cupola nella Basilica di San Pietro in Vaticano, decorazioni della Cappella Paolina nella Basilica di Santa Maria Maggiore, la pala d’altare raffigurante l’ Incoronazione della Vergine per la Chiesa di Santa Maria in Vallicella detta tradizionalmente Chiesa Nuova, i dipinti Morte della Vergine e Natività della Vergine nella Chiesa di Santa Maria di Loreto, la pala d’altare raffigurante “Santa Barbara” nella Cappella di Santa Barbara all’interno della Chiesa di Santa Maria in Traspontina, gli affreschi conservati nella Sala degli Orazi e dei Curiazi in Campidoglio; il dipinto raffigurante L’Annunciazione (databile al 1606 circa) conservato nella Pinacoteca Vaticana, all’interno dei Musei Vaticani, e il dipinto Diana cacciatrice conservato presso i Musei Capitolini, Pinacoteca Capitolina di Roma.
Il dipinto Orfeo e Euridice abbandonano gli inferi raffigura Orfeo, poeta e musicista, che dopo essere sceso negli inferi e aver superato tutte le prove si allontana tenendo la mano della sua Euridice, la ninfa della quale è innamorato. Secondo la mitologia greca Orfeo nel tragitto per il ritorno nel mondo dei vivi non avrebbe mai dovuto voltarsi per guardare Euridice, ma giunto alla soglia dell’uscita e assalito dal dubbio, si volta verso l’amata che muore all’istante.