Silvestro Lega: “Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci”

silvestro legaNel gruppo caratterizzante quella corrente artistica e culturale, arrivata sino a i nostri giorni col nome di “Macchiaioli” si annovera anche la personalità creativa di Silvestro Lega.

Ma occorre sin da subito precisare che Silvestro Lega prima di essere un macchiaiolo, fu allievo di L. Mussini, rappresentante del movimento purista:  l’ intento di questa scuola fu quello di ricondurre l’arte a una più pura ispirazione religiosa sull’ imitazione dei primitivi toscani usando, tra l’altro, contorni morbidi e colori chiari.

Pertanto, Silvestro Lega pur abbracciando i cambiamenti innovativi determinati dal movimento dei “Macchiaioli”, in alcuni quadri resterà sempre affascinato dalla purezza lineare e dalla tavolozza chiara appresi dal suo maestro (“Il pergolato”; ”Il canto dello stornello”).

Giunse alla “macchia” definitivamente verso il 1863 (“ Una veduta di Piagentina”) annullando i contorni e vivacizzando il colori (“Bambine che fanno le signore”; “La popolana”).

E’ nostra opinione personale, stante il particolare momento storico e sociale legato al tentativo dell’unità d’Italia, che la corrente dei “Macchiaioli” fu verosimilmente frenata nel suo sviluppo creativo e concettuale in quanto le possibili sinergie economiche della borghesia e dei mercanti erano pressoché interamente devolute all’ impegno di armare le truppe e creare intese politiche.

Pertanto, tale movimento non poté mai beneficiare delle attenzioni dei mass-media sia industriali che politici, quindi non ebbe la possibilità di solidificarsi per travalicare i confini imposti dalle avverse condizioni storiche.

Infatti, andò esaurendosi dopo aver inutilmente tentato di superare i confini regionali per divenire il nuovo linguaggio figurativo dell’Italia del Risorgimento.

Si chiude, con i Macchiaioli, una significativa parte della capacità trasformista di questo particolare secolo artistico gravido di valori assoluti sia per impegno che per bravura, ma anche denso di tradizioni vere e rivoluzionarie.

Un’epopea che ha saputo reagire agli archetipi del tempo dando le prime sferzate energiche alle tante concezioni dell’arte, trasmettendo alle masse un modo nuovo di vedere e concepire arte: “l’ingegno creativo non può essere più solamente visto a livello emozionale, bensì deve essere comunque interpretato e valutato, senza pregiudizi, a livello concettuale”.

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