Una giornata particolare. Film di Ettore Scola

una giornata particolareUna giornata particolare è un film dell’anno 1977, scritto e magistralmente diretto dal regista italiano Ettore Scola ed interpretato da Marcello Mastroianni e Sophia Loren.

La pellicola ottiene ottime recensioni e diversi riconoscimenti, in particolare, due nomination all’Oscar tra cui una come miglior attore per Marcello Mastroianni e due David di Donatello come migliore regia a Ettore Scola e come miglior attrice protagonista a Sophia Loren, oltre a tre Nastri d’Argento e un Golden Globes.

Una giornata particolare si svolge a Roma il 6 Maggio 1938, quando nel pieno del fascismo si verifica l’incontro tra Adolf Hitler e Benito Mussolini dinanzi al popolo italiano. Antonietta (alias Sophia Loren), casalinga, moglie e madre di sei figli, in ossequio al suo ruolo non partecipa all’incontro, rimanendo tra le mura domestiche per all’assolvimento di compiti di natura familiare, e qui conosce Gabriele (alias Marcello Mastroianni), suo vicino di casa, un disperato intellettuale e omosessuale. Due personaggi emarginati, relegati in una condizione sociale imposta dal tempo, dalle leggi e dalla ottusa mediocrità umana; due personaggi molto diversi ma inconsapevolmente accomunati da una profonda solitudine individuale. Emblematica, in tal senso, è la scena che si svolge sul terrazzo dell’edificio popolare attraverso il confronto verbale tra i due protagonisti.

Il contenuto storico della pellicola cinematografica tiene conto dei valori di una determinata epoca e sullo sfondo del fascismo si spinge a trattare le due tematiche culturali dell’omosessualità e della condizione della donna all’interno della società dell’epoca.

L’omosessualità, vissuta come un dramma interiore tanto da spingere il protagonista a tentare il suicidio e come una condanna esteriore che lo porta ad essere confinato dal regime fascista, si alterna alla condizione femminile, strettamente connessa allo sviluppo della famiglia, percepita dalle donne, madri e mogli, quasi con involontarietà e naturalezza.

Su tale punto il processo culturale diretto ad eliminare la separazione dei ruoli  della donna e dell’uomo, sia all’interno che fuori dal contesto familiare, con una paritetica partecipazione di entrambi alla cura e alla assistenza dei figli, è stato molto più difficile sul piano pratico che su quello giuridico.

Se i principi della libertà e dell’autonomia (anche sotto il profilo morale ed economico) sono strettamente correlati al concetto di “lavoro“, questi nel caso delle donne hanno viaggiato lungo diversi binari, soprattutto nel corso dell’ultimo secolo.

Secondo l’art. 37 della Costituzione, la donna ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Sostanzialmente viene applicato in materia di lavoro il principio di eguaglianza di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, proclamato in via generale dall’articolo 3 e al contempo, occorre salvaguardare l’essenzialità della funzione familiare della donna consentendo un tali casi un trattamento differenziato nei confronti della donna stabilendo condizioni di lavoro che le permettano di curare gli interessi familiari. (Corte Costituzionale, n. 123 del 01/07/1969).

Tali principi mal si conciliano con la prassi dei licenziamenti delle donne in caso di matrimonio esponendo la donna al dilemma di dover sacrificare il posto di lavoro per salvaguardare la propria libertà di dar vita ad una nuova famiglia o, viceversa, di dover rinunziare a questo suo fondamentale diritto per evitare la disoccupazione (Corte Costituzionale, n. 27 del 14/02/1969). Sebbene vige il divieto di licenziamento nell’anno delle nozze ed incombe sul datore di lavoro l’onere di dimostrare che il licenziamento della donna è avvenuto per diverso motivo ciò genera ancora nella pratica una disparità di trattamento con riferimento al contesto maschile.

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