La Val d’ Orcia racchiude nelle sue colline, nei suoi colori, nelle sue tonalità, nelle sue forme ondeggianti tutta la grazia di un quadro realistico, appena uscito dalla bottega di un pittore.
Un vero e proprio capolavoro della natura: un perfetto connubio tra terra e cielo, dove i colori riecheggiano nell’ aria frizzante delle viti al sole e danzano al canto delle cicale estive.
D’ altronde la Val d’ Orcia ha rappresentato la prediletta musa ispiratrice di artisti e poeti, che si sono soffermati a tentare di rappresentare i colori, le sfumature e le sensazioni di un posto al confine tra realtà e magia.
La Valle si delinea intorno al fiume Orcia dal quale si innalzano colline di cipressi, ma anche faggeti e castagneti in un movimento armonico e lineare, dove l’ occhio umano tende a perdersi nello spazio circostante.
In particolare, sotto il profilo prettamente artistico la Val d’ Orcia venne valorizzata dagli illustri maestri della scuola senese: le immagini diventano piatte, caratterizzate dall’ assenza di volume, sparisce il chiaroscuro, il cui posto viene preso dai colori brillanti del giallo del grano prima della mietitura, del verde e dell’ ocra delle colline, del rosso dell’orizzonte.
Ma la Val d’ Orcia ha ispirato poeti e pensatori, tra i quali riecheggia la figura di Giosuè Carducci nella poesia “Colli Toscani”.
Colli toscani e voi pacifiche selve d’olivi
a le cui ombre chete stetti in pensier d’amore,
tósca vendemmia e tu da’ grappi vermigli spumanti
in faccia al sole tra giocondi strepiti,sole de’ giovini anni; ridete a la dolce fanciulla
che amor mi strappa e rende sposa al toscano cielo;
voi le ridete, e quella che sempre negaronmi i fati
pace d’affetti datele ne l’anima.Colli, tacete, e voi non susurratele, olivi,
non dirle, o sol, per anche, tu onniveggente, pio,
ch’oltre quel monte giaccion, lei forse aspettando, que’ miei
che visser tristi, che in dolor morirono.Ella ammirando guarda la cima, tremarsi nel cuore
sente la vita e un lieve spirto sfiorar le chiome,
mentre l’aura montana, calando già il sole, d’intorno
al giovin capo le agita il vel candido.