Venere Anadiomene. Opera di Jean-Auguste-Dominique Ingres

Venere Anadiomene La Source

Venere Anadiomene. Opera di Jean-Auguste-Dominique Ingres

Venere Anadiomene” è un dipinto (olio su tela, cm 163×92) realizzato tra il 1808 e il 1848 dal pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres, ed attualmente conservato presso il Museo Condé di Chantilly.

Opera “classica” per eccellenza, è incentrata sulla tematica della nascita di Venere, quale Venere Anadiomene, ovvero la nascita della dea dalle acque del mare di Cipro e la rappresentazione della stessa nell’atto di strizzare i lunghi capelli bagnati sollevando le braccia. Il dipinto viene esposto all’Expo di Parigi del 1855.

La realizzazione del dipinto avviene nell’arco temporale di circa quaranta anni: “Venere Anadiomene”  viene iniziata intorno all’anno 1808  a Roma e, dopo una serie di modifiche e cambiamenti, viene completata nel 1848 a Parigi, su commissione del banchiere e botanico Benjamin Delessert, e tra le fonti di ispirazione nella sua realizzazione vi è la famosa Venere di Botticelli, (1482-1485) ammirata dal pittore francese presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.

Mentre sotto il profilo della postura, il dipinto “Venere Anadiomene” trova punti di congiunzione con altra opera di Jean-Auguste-Dominique Ingres: “La Source” (La sorgente) realizzato tra il 1820 e il 1856.

L’immagine della dea, completamente nuda, mentre emerge dalle acque del mare dell’isola di Cipro, conferisce la sensazione di una raffinata sensualità. Lo sfondo più scuro mette in rilevo la figura della giovane ragazza, evidenziata da tonalità più chiare.

Il corpo è allungato, le forme del corpo sono morbide e sinuose, la pelle chiara e candida, il busto inclinato con il braccio destro sopra la testa, la gamba leggermente piegata in avanti, il viso è rivolto verso lo spettatore, lo sguardo è amorevole: emerge fortemente l’ideale di bellezza femminile.

Sebbene l’opera di Ingres appare molto limpida e lineare nella composizione e nelle variazioni cromatiche, con l’aggiunta dai vari elementi mitologici, come i putti (riscontrabili anche nella Venere di Cabanel) o la conchiglia (rappresentata altresì nella Venere di Paul Baudry e di Botticelli), rivela, sotto alcuni profili, una astratta plasticità.

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