Fotografia dell’11 settembre
Sono saltati giù dai piani in fiamme
uno, due, ancora qualcuno
sopra, sotto.
La fotografia li ha fissati vivi,
e ora li conserva
sopra la terra verso la terra.
Ognuno è ancora un tutto
con il proprio viso
e il sangue ben nascosto.
C’è abbastanza tempo
perché si scompiglino i capelli
e dalle tasche cadano
gli spiccioli, le chiavi.
Restano ancora nella sfera dell’aria,
nell’ambito di luoghi
che si sono appena aperti.
Solo due cose posso fare per loro
descrivere quel volo
senza aggiungere l’ultima frase.
Wisława Szymborska, all’anagrafe Maria Wisława Anna Szymborska (Kórnik, 2 Luglio 1923 – Cracovia, 1º Febbraio 2012) è stata una famosa e rinomata poetessa e filosofa polacca, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1996 con la motivazione «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà».
Le sue opere sono dettagliati racconti intrisi di emozioni, incentrati sulla natura e sull’amore tra gli individui, attraverso l’uso del verso libero e di un linguaggio semplice e ironico, che nasce da una diretta osservazione della realtà, nei più piccoli e banali particolari, e da una profonda introspezione personale.
La sua prima raccolta di poesie, “Per questo viviamo“, è pubblicata nel 1952; fanno seguito altre raccolte poetiche, in particolare, occorre citare “Domande poste a me stessa“, nel 1954 (verso l’allontanamento dall’ideologia socialista); “Appello allo Yeti”, nel 1957; “Sale“, nel 1962; “Uno spasso“, nel 1967; “Ogni caso“, nel 1972,”La fine e l’inizio“, nel 1993 e “Vista con granello di sabbia“, nel 1996. Le sue composizioni sono state tradotte in diverse lingue, in particolare in tedesco, in italiano e in inglese.
«Per me la poesia nasce dal silenzio» cit. Wisława Szymborska.