Il cielo
Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un’apertura e nulla più,
ma spalancata.
Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L’ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso.
Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n’è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.
Friabili, fluenti, rocciosi,
infuocati e aerei,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cumuli di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.
Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.
La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.
Wisława Szymborska, all’anagrafe Maria Wisława Anna Szymborska (Kórnik, 2 Luglio 1923 – Cracovia, 1º Febbraio 2012) è stata una famosa e rinomata poetessa e filosofa polacca, insignita del Premio Nobel per la letteratura nel 1996 con la motivazione «per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà».
Le sue opere sono dettagliati racconti intrisi di emozioni, incentrati sulla natura e sull’amore tra gli individui, attraverso l’uso del verso libero e di un linguaggio semplice e ironico, che nasce da una diretta osservazione della realtà, nei più piccoli e banali particolari, e da una profonda introspezione personale.
La sua prima raccolta di poesie, “Per questo viviamo“, è pubblicata nel 1952; fanno seguito altre raccolte poetiche, in particolare, occorre citare “Domande poste a me stessa“, nel 1954 (verso l’allontanamento dall’ideologia socialista); “Appello allo Yeti”, nel 1957; “Sale“, nel 1962; “Uno spasso“, nel 1967; “Ogni caso“, nel 1972,”La fine e l’inizio“, nel 1993 e “Vista con granello di sabbia“, nel 1996. Le sue composizioni sono state tradotte in diverse lingue, in particolare in tedesco, in italiano e in inglese.
«Per me la poesia nasce dal silenzio» cit. Wisława Szymborska.