Il sacrificio di Isacco. Opera del Domenichino

Il sacrificio di Isacco

Il sacrificio di Isacco. Opera di Domenico Zampieri, meglio noto come il Domenichino. Museo del Prado di Madrid in Spagna.

Il sacrificio di Isacco è un dipinto (olio su tela, cm 147 x 140) intorno al 1627 – 1628 dal pittore bolognese Domenico Zampieri, meglio noto come il Domenichino, ed attualmente conservato presso il Museo del Prado di Madrid in Spagna.

Domenico Zampieri, noto come il Domenichino (Bologna, 21 Ottobre 1581 – Napoli, 6 Aprile 1641), è stato un celebre pittore di origine bolognese, allievo dei fratelli Agostino ed Annibale Carracci e del cugino Ludovico Carracci. Attivo a Roma, città nella quale si trasferisce all’inizio del Seicento al fine di collaborare con il maestro Annibale Carracci, il Domenichino viene annoverato quale uno dei principali artisti del classicismo seicentesco. Tra le opere custodite nelle chiese romane si ricorda il dipinto il Martirio di San Sebastiano conservato all’interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, il Ritratto del cardinale Margotti conservato nella Basilica di San Pietro in Vincoli, l’ Assunzione della Vergine per la Basilica di Santa Maria in Trastevere, e il dipinto San Francesco riceve le stimmate e l’affresco Morte di San Francesco, entrambi conservati nella Chiesa di Santa Maria Immacolata a Via Veneto o Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini.

Il dipinto Il sacrificio di Isacco raffigura l’episodio biblico della Genesi (22,1-18) nel momento preciso in cui appare l’angelo del Signore che scende in volo per fermare la mano di Abramo e indica un agnello o un ariete che pascola accanto, in modo da sacrificare l’ariete al posto del figlio Isacco.

Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».

 

Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt’e due insieme.

 

Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio».

Occorre notare le tonalità cromatiche e il forte dinamismo della scena cha si ricava in particolare dalla torsione del corpo di Abramo e dalla postura dell’Angelo del Signore in volo.

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