L’ Oratorio del Gonfalone o anche noto come la Chiesa di Santa Maria Annunziata del Gonfalone si trova a Roma, in Via del Gonfalone, vicino la più celebre Via Giulia, nel rione Ponte.
L’ Oratorio del Gonfalone risale alla metà del XVI secolo, edificato tra il1544 e il 1547 sui resti della Chiesa di Santa Lucia Vecchia e dedicato agli apostoli Pietro e Paolo su commissione dell’Arciconfraternita del Gonfalone fondata nel 1274 che aveva sede nel palazzo adiacente. In tale senso il termine “gonfalone” significa “bandiera” o “stendardo” e richiama la circostanza di fatto che la Confraternita, nelle processioni portava la bandiera del Papa per affermare la sua sovranità su Roma.
Dal 1960 l’ Oratorio del Gonfalone è sede del Coro polifonico romano.
La facciata esterna, a due ordini, risale alla metà del Seicento ed è opera di Domenico Castelli.
L’interno, a pianta rettangolare, conserva un ciclo di affreschi (per l’esattezza dodici, all’interno di colonne tortili), raffiguranti le “Storie della Passione di Cristo”, realizzati tra il 1569 e il 1576 dai più importanti pittori del Manierismo romano, tanto da essere identificato con l’appellativo di “Cappella Sistina del Manierismo Romano”.
Nella parte superiore in corrispondenza di ogni affresco, sono raffigurati un Profeta e una Sibilla, opera degli stessi pittori dell’immagine sottostante.
Le immagini seguono un ordine narrativo, partendo dal fondo del lato a destra dell’ingresso e proseguendo in senso orario verso la fine della parete sinistra. In tal senso occorre citare l’affresco raffigurante l’ “Entrata di Cristo in Gerusalemme”, (databile al 1568-1569), opera del parmigiano Jacopo Zanguidi, detto il Bertoja, mentre nella parte alta è raffigurato il profeta Zaccaria e della sibilla Eritrea, sempre del Bertoja;
l’affresco raffigurante “l’Ultima Cena”, eseguito nel 1569 o 1571 dal pittore forlivese Livio Agresti (Forlì, 1505 circa – Roma, 1579);
“l’Orazione nell’Orto”, opera di Domenico da Modena;
la “Cattura di Gesù”, opera del pittore emiliano Marcantonio del Forno;
“Cristo davanti a Caifa“, (databile al 1573-1575), opera di Raffaellino Motta, detto Raffaellino da Reggio;
nella controfacciata, si trova l’affresco raffigurante la “Flagellazione”, opera di Federico Zuccari, realizzato nel 1573 su commissione del cardinale Girolamo Mattei;
il dipinto raffigurante la Vergine con i membri dell’Arciconfraternita, sopra la porta di ingresso, (databile al 1575), è opera di Cesare Renzi, e nella parte superiore si trova l’affresco raffigurante il Re Salomone, di Matteo da Lecce;
sulla parete sinistra si trova l’affresco raffigurante la “Coronazione di Spine”, opera del pittore orvietano Cesare Nebbia;
“l’Ecce Homo”, opera di Cesare Nebbia;
il “Salita al Calvario”, opera di Livio Agresti;
la “Crocifissione”, opera di Guidonio Guelfi del Borgo, collaboratore di Livio Agresti;
la “Deposizione della Croce”, opera di un ignoto allievo o seguace di Daniele da Volterra;
la “Resurrezione” opera di Marco Pino (databile al 1572);
Sull’altare maggiore si trova il dipinto raffigurante la Crocifissione, (databile al 1557), opera di Pedro de Rubiales, detto Roviale Spagnolo.
Il soffitto ligneo intagliato viene realizzato nel 1568 da Ambrogio Bonazzini, e contiene pregiate raffigurazioni della Vergine e dei Santi Pietro e Paolo.