Pasquino è una statua in marmo che si trova a Roma nell’omonima Piazza di Pasquino, all’angolo tra Via di Pasquino e Via di San Pantaleo, addossata al Museo di Palazzo Braschi, nel rione Parione.
Più specificatamente Pasquino è una delle famose statue parlanti, in totale sei, dislocate nel centro di Roma, unitamente a Marforio, Madama Lucrezia, l’Abate Luigi, il Facchino e il Babuino, che in passato costituivano il “Congresso degli arguti”, oggetto di satira popolare romana contro il potere pubblico.
La statua risale al periodo ellenista, intorno al III secolo a.C., ed è, in realtà, una parte di un più ampio gruppo marmoreo, con molta probabilità si tratterebbe di una delle tante copie che raffigura Menelao che sorregge il corpo di Patroclo, ormai privo di vita (il gruppo originario, in marmo bianco di origine greca, rinvenuto nel Foro di Traiano a Roma, si trova a Firenze, in Piazza della Signoria, al centro della Loggia dei Lanzi).
Tale ipotesi si ricava da quello che rimane dell’antica statua, in parte danneggiata dal tempo e dall’usura, nella realtà un torso con gli arti mutilati e con il busto rivolto verso destra, mentre con molta probabilità il nome deriva da qualche bottegaio della zona, un barbiere, un calzolaio, o un ristoratore, certamente dotato di una buona dose di ironia pungente e senso della satira.
La statua di Pasquino viene rinvenuta nel 1501 nel corso degli scavi del vicino Palazzo Braschi, quindi nello stesso luogo dove oggi è collocata per volere del Cardinale Carafa. Si presume che la statua faceva parte dell’antico stadio di Domiziano, che sorgeva dove oggi si trova Piazza Navona.
Dalla statua derivano le c.d. pasquinate che in epoca papale consistevano in messaggi satirici e ironici, che venivano affissi durante le ore notturne, e diretti a contestare il potere pontificio. In tal senso la pasquinata più famosa viene diretta contro il Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, reo di aver fuso ed utilizzato alcune parti di bronzo del Pantheon per la costruzione del Baldacchino di San Pietro nella Basilica Vaticana ad opera di Gian Lorenzo Bernini. La pasquinata in questione sentenzia senza alcun timore: “Quae non fecerunt barbari fecit Barberini” – (Quello che non fecero i barbari, lo fecero i Barberini).