Profeta Isaia. Affresco di Raffaello Sanzio

Profeta Isaia Basilica di Sant' Agostino in Campo MarzioIl “Profeta Isaia” è un affresco (cm 250×155) realizzato tra il 1511 e il 1512 dal pittore italiano Raffaello Sanzio, e attualmente conservato presso la Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma.

L’opera viene commissionata al celebre pittore urbinate, tra i più importanti protagonisti del Rinascimento italiano, dal protonotario apostolico lussemburghese Johan Goritz, e realizzata tra il 1511 e il 1512.

Il “Profeta Isaia” richiama, in parte, l’aspetto michelangiolesco della composizione, evidenziata nella serie di affreschi con Profeti e Sibille (in particolare la figura del Profeta Ezechiele), realizzati da Michelangelo Buonarroti tra il 1508 e il 1512 sulla volta della Cappella Sistina.

Sempre da Michelangelo deriva il c.d. “contrapposto” della figura, che conferisce forza e potenza alla stessa con una torsione del busto verso sinistra e la tensione del braccio destro e della gamba sinistra. Le gambe del “Profeta Isaia” (soprattutto la gamba sinistra con la muscolatura possente del ginocchio e del polpaccio) sembrano ricordare il “Mosè” che Michelangelo Buonarroti realizza tra il 1513 e il 1515 per la Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma.

Dal canto suo Michelangelo Buonarroti apprezza l’opera e mostra la sua stima nei confronti di Raffaello Sanzio replicando alle lamentele del protonotario sul compenso dell’affresco, ritenuto eccessivo, con la seguente affermazione: “Solo il ginocchio vale il suo prezzo“.

Il “Profeta Isaia” si discosta dallo stile michelangiolesco per l’aspetto armonico delle figure e per le tonalità cromatiche, accese e  vibranti (dal blu della tunica e al giallo del drappeggio).

L’affresco si trova sul terzo pilastro sinistro della navata maggiore della Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio (in origine al di sotto dell’opera era collocato, in una nicchia, il gruppo scultoreo con Sant’Anna, la Vergine e il Bambino di Andrea Sansovino).

Il “Profeta Isaia” è seduto sul trono fra due puttini che sorreggono una cartella dove si legge in greco la dedica: ” A Sant’Anna madre della Vergine; alla Santa Vergine, madre di Dio; a Gesù, il Salvatore, Giovanni Goritius” mentre sulla pergamena che il profeta regge con entrambe le mani, inclinandola verso il basso, si legge in ebraico un versetto tratto dal Libro di Isaia: “Aprite le porte, onde il popolo che crede entri “.

Esistono altre copie dell’opera: una conservata a Milano nella Pinacoteca Ambrosiana,  una nella Galleria del Belvedere di Vienna attribuita ad Annibale Carracci e una assegnabile a Giovan Battista Casanova a Dresda. Una replica frammentaria del Putto sulla sinistra è conservata nella Galleria dell’Accademia di San Luca a Roma.

 

 

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