Ritratto di dama. Opera di Antonio Allegri detto il Correggio

Ritratto di dama veronica gambaraIl Ritratto di dama (o anche Ritratto di giovane donna) è un dipinto (olio su tela, cm 103×87,5) realizzato intorno al 1520 circa dal pittore emiliano Antonio Allegri detto il Correggio, ed attualmente conservato presso il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.

Antonio Allegri detto il Correggio (Correggio, Reggio Emilia, 1489 – Correggio, 5 Marzo 1534) viene annoverato tra i più grandi pittori del Rinascimento; la sua arte, con richiami, in particolare, al Mantegna ma anche a Leonardo e a Raffaello, è intrisa di una componente unica nell’ambito della composizione, delle linee e dei toni, e sperimenta nuove soluzioni cromatiche, combinando accuratamente colore e luce.

Il Ritratto di dama è un ritratto femminile eseguito dal pittore correggese intorno al 1520 circa e raffigura l’immagine di una giovane donna seduta a tre quarti, con la figura ruotata verso il lato destro, mentre il volto e lo sguardo sono diretti verso lo spettatore; i capelli sono raccolti con un copricapo intrecciato lateralmente, tipico accessorio della società aristocratica dell’epoca, soprattutto del nord-Italia. Il Cinquecento è il periodo in cui le donne dell’alta società iniziano ad usare anche i gioielli: nella dama ritratta è possibile intravedere una preziosa spilla, posta centralmente sul capo, e una catena d’oro che le pende al collo. L’abito nero, elegante e di pregiato materiale, ha una scollatura quadra che lascia scoperte le spalle, mettendo in risalto il collo e il petto, e conferendo alla dama la giusta dose di sensualità e di fascino; le ampie maniche a sbuffo incorniciano parte della scollatura e richiamano anch’esse lo stile e la moda del Cinquecento.

Sullo sfondo dell’opera si intravede un albero e rami d’edera, e in lontananza un colorato paesaggio in un chiaroscuro morbido e delicato, con l’azzurro che si manifesta nelle sue diverse gradazioni del blu fino al celeste che sembrano unire il cielo con il mare.

Non si conosce il committente dell’opera, ma si presuppone che lo stesso dovesse appartenere ad un ceto sociale e culturale molto elevato e ciò si ricava dalla dicitura in lingua greca (Nepenthes) che richiama il IV libro dell’Odissea del poeta Omero, indicata sul bordo del bacile circolare d’argento che la dama regge tra le mani e che sembra mostrare allo spettatore.

La dicitura del bacile unitamente all’abbigliamento scuro della dama indicano un sentimento di lutto, un profondo dolore per la morte di una persona vicina.

Non è possibile stabilire con assoluta certezza l’identità della dama raffigurata, sebbene una parte della critica la identifica con la poetessa di origine bresciana Veronica Gambara. La stessa nel 1508 sposa Gilberto X, Signore di Correggio, trasferendosi a vivere a Correggio, ma rimane vedova, a seguito della morte improvvisa del marito circa dieci anni dopo, nel 1518 (data che coincide con la realizzazione dell’opera). Ulteriore ipotesi è quella che l’opera Ritratto di dama sia l’effigie della nobile Ginevra Rangoni, scrittrice e moglie di Giangaleazzo da Correggio, la quale rimane vedova nel 1517 per poi sposare nel 1519 Aloisio Gonzaga, marchese di Castel Goffredo (e, in tal senso, lo sguardo della dama, sereno ma allo stesso tempo accattivante sembra voler superare un eventuale lutto verso una nuova vita, e magari un nuovo matrimonio).

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