Lo Sposalizio della Vergine è un dipinto (olio su tavola, cm 170 × 117) realizzato intorno al 1504 circa, dal pittore urbinate Raffaello Sanzio, grande esponente del Rinascimento italiano, ed attualmente conservato presso la Pinacoteca di Brera di Milano.
L’opera appartiene al periodo giovanile di Raffello Sanzio, (Urbino 1483 – Roma 1520), il principale pittore del Rinascimento italiano, il quale muore giovanissimo all’età di soli trentasette anni.
Il dipinto lo Sposalizio della Vergine viene commissionato al giovane Raffaello (che all’epoca aveva solo 21 anni) da Filippo Albizzini, quale pala d’altare per la Cappella di San Giuseppe nella Chiesa di San Francesco a Città di Castello.
L’opera doveva avere delle similitudini con l’omonima tela realizzata tra 1501 e 1504 dal Perugino per la Cappella del Santo Anello nella Cattedrale di Perugia (attualmente conservata al Musée des Beaux-Arts di Caen, in Francia) che richiama, a sua volta, la Consegna delle chiavi della Cappella Sistina in Vaticano. Si tratta di un’opera di Pietro Perugino che il Sanzio conosceva molto bene, dal momento che lo stesso era stato uno dei suoi principali maestri.
Ma, allo stesso tempo, lo Sposalizio della Vergine segna una evoluzione dello stile compositivo di Raffaello, e il distacco dalla pittura quattrocentesca rispetto al suo maestro Perugino, con una maggiore autonomia artistica.
Il dipinto raffigura, in primo piano, lo sposalizio tra la Vergine Maria e San Giuseppe dinanzi ad un sacerdote che, al centro, tiene la mano destra di entrambi gli sposi. San Giuseppe dona l’anello nuziale alla Vergine che a sua volta porge la mano destra secondo la tradizione.
L’opera raffigura quanto enunciato nei vangeli apocrifi secondo cui Maria, cresciuta nel Tempio di Gerusalemme, giunta al momento del matrimonio, per scegliere il futuro marito, viene dato a tutti i pretendenti un ramo secco, in attesa della fioritura come segno divino. Solo quello di Giuseppe, il più anziano tra i pretendenti, fiorì.
Accanto alla Vergine è raffigurato un gruppo di donne, mentre dal lato di Giuseppe compare un gruppo di uomini, ognuno dei quali stringe tra le mani un ramo secco, mentre il ragazzo, in primo piano, spezza con la gamba il ramo.
L’opera risente di una maggiore armonia cromatica che si ricava, in particolare, dai colori scuri delle vesti delle donne, dal mantello blu scuro e dal rosso dell’abito della Vergine, dal giallo del mantello di Giuseppe e dal giallo e dall’ocra dell’architettura.
Sublime è poi la prospettiva geometrica, resa ancora più evidente dai rettangoli sul pavimento, con il tempietto circolare sullo sfondo, eretto su una gradinata, con colonne ioniche e archi a tutto sesto, e le figure umane che man mano assumono dimensioni sempre più ridotte.
Oltre il tempietto si apre un paesaggio collinare alla calda luce del tramonto che dona profondità alla scena e a sua volta alimenta la prospettiva.