Cristo e l’adultera è un dipinto (olio su tela cm 119 x 168) realizzato intorno al 1545-1548 dal pittore veneziano Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (Venezia,1518 – Venezia, 31 Maggio 1594), ed attualmente conservato presso Palazzo Barberini a Roma.
Annoverato tra i principali artisti del Rinascimento Italiano, Jacopo Robusti, detto il Tintoretto (nome d’arte che prende dal lavoro del padre che era un tintore di tessuti) si forma inizialmente presso la bottega di Tiziano Vecellio, all’epoca considerato il più grande esponente della scuola veneziana. Ma questa esperienza ha breve durata, in quanto a seguito del suo carattere impulsivo e ribelle viene cacciato dal maestro, con il quale mantiene nel tempo una viva concorrenza. Il suo stile risente anche delle influenze di Michelangelo, in particolare per lo studio dell’anatomia dei corpi, e di Raffaello. La sua determinazione e caparbietà, associata ad una eccezionale velocità nella pittura, lo porta nel corso degli anni ad affermarsi sulla scena veneziana, ricevendo numerose ed importanti committenze, tra cui l’impresa ardua di affrescare tutte le sale della Scuola Grande di San Rocco. Per tutta la sua vita Jacopo Robusti, detto il Tintoretto collabora con la figlia Marietta Robusti, nota pittrice nota con lo pseudonimo della “Tintoretta” e con il figlio Domenico Robusti (anch’egli noto come il Tintoretto) soprattutto nella realizzazione dei ritratti, sia per i nobili che per le cortigiane veneziane, raffigurate con le sembianze di eroine della mitologia, come Veronica Franco.
L’opera Cristo e l’adultera viene realizzata dal pittore Jacopo Robusti, detto il Tintoretto intorno al 1545-1548, con molta probabilità a Venezia; successivamente entra a far parte della collezione del cardinale Flavio Chigi e arriva a Roma.
In una architettura rinascimentale il pittore veneziano Jacopo Robusti, detto il Tintoretto raffigura sulla tela l’episodio narrato nel Vangelo di Giovanni (8, 1-11): In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
Nel dipinto Cristo e l’adultera, la donna sorpresa in flagrante adulterio viene condotta dinanzi a Gesù, per essere lapidata; la stessa rimane in piedi con le braccia sollevate, nel centro della scena, dividendola in due parti, da un lato i farisei e gli scribi che si ritirano e dall’altro lato Gesù circondato dagli Apostoli.
E’ necessario sottolineare come le colonne del tempio creano un impianto spaziale che conferisce una suggestiva profondità all’opera e, sullo sfondo si apre verso un paesaggio naturalistico.