Effusio sanguinis. Opera di Benvenuto di Giovanni

Effusio sanguinis

“Effusio sanguinis” con il Redentore benedicente, quattro Angeli e i Santi Michele Arcangelo ed Egidio. Opera di Benvenuto di Giovanni. Museo Civico e Diocesano di Montalcino.

“Effusio sanguinis” con il Redentore benedicente, quattro Angeli e i Santi Michele Arcangelo ed Egidio è un dipinto (tempera su tavola) realizzato verso la fine del Quattrocento dal pittore senese Benvenuto di Giovanni, ed attualmente conservato presso il Museo Civico e Diocesano di Montalcino, sito nei locali dell’ex convento di Sant’Agostino, nel territorio senese.

L’opera proviene dal Palazzo Comunale in Montalcino.

Benvenuto di Giovanni di Meo del Guasta (Siena, 13 Settembre 1436 – Siena, 1509/1518) è stato un celebre pittore italiano, di origine senese, annoverato tra i più rinomati pittori di Siena del primo Quattrocento. Poche sono le informazioni sulla sua formazione e successiva carriera artistica. Con certezza si può affermare che era figlio di Giovanni Meo del Guasta e che la sua formazione artistica avviene presso la bottega del Vecchietta, la cui influenza spesso si ritrova nelle sue opere. Suo figlio è invece il pittore senese Girolamo di Benvenuto, detto anche Girolamo del Guasta (Siena, 1470 – Siena, 1524). Tra le sue opere occorre ricordare, il trittico raffigurante la Madonna, San Pietro e San Nicola, (databile al 1479 – considerato il suo capolavoro), e conservato presso la National Gallery di Londra; il dipinto raffigurante l’Annunciazione, (databile al 1466) conservata nella Chiesa di San Gerolamo di Volterra; il dipinto raffigurante l’Adorazione dei Magi, (databile al 1470), conservato nella Galleria di Siena; il dipinto raffigurante l’Ascensione (databile al 1491), conservato nella Pinacoteca di Siena; gli affreschi raffiguranti le Storie di Sant’Antonio da Padova (databili al 1495), presso il Battistero di San Giovanni a Siena.

Il dipinto “Effusio sanguinis” con il Redentore benedicente, quattro Angeli e i Santi Michele Arcangelo ed Egidio raffigura il Cristo risorto mentre sostiene la croce e mostra le piaghe o le stigmate, ovvero le ferite dei chiodi sulle mani e sui piedi e la ferita al costato, dal quale sgorga il sangue che a sua volta si unisce con l’ostia nel calice eucaristico posto a terra. Ai lati sono raffigurati i Santi Michele Arcangelo ed Egidio.

“Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all’altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”

(Giovanni, 19, 32-34).

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