Flaming: la fiamma che accende la rissa virtuale

flamingIl flaming è un fenomeno che descrive la condotta consistente nell’inviare, on line, in un forum, newsgroup, blog, chat, un messaggio ostile ad altro utente della rete onde infiammare la discussione tra gli utenti del social network, accendendola con toni accesi e violenti e con insulti ed offese personali.

Flame è, infatti, termine inglese che significa “fiamma” ed il flaming si sostanzia nell’infiammare la discussione, dando vita a violente liti on line.

Così come accade nella realtà fenomenica, il flaming può dare luogo a violenti liti on line che si esauriscono in breve tempo, ma può anche assumere dimensioni incontrollabili laddove i gruppi contrapposti si danno appuntamento per una vera e propria rissa reale.

La fiamma può assumere, altresì, dimensioni incontrollate quando intorno al messaggio ostile, offensivo e denigratorio si polarizza l’attenzione di altri utenti i quali si associano ad esso recapitando alla vittima plurimi messaggi del medesimo tenore dando vita a fenomeni gravi di cyberbyullismo.

Il falming non è prerogativa esclusiva delle giovani generazioni, poiché il fenomeno è ben più esteso del pur vastissimo mondo della popolazione giovanile. Invero, il flaming è un fenomeno di uso irresponsabile delle nuove tecnologie che tocca, trasversalmente, i giovani come gli adulti, le persone meno acculturate come le categorie sociali “più elevate”.

Sotto questo profilo, per fare un esempio dei nostri giorni e della nostro Bel Paese, segnaliamo, tra i tanti, un caso di flaming che ha coinvolto il mondo della politica.

Non farò nomi, per ovvie ragioni di riservatezza. Una nota deputata posta su Facebook un commento ostile e dal tono vagamente irriguardoso, inerente un esponente politico tanto conosciuto quanto avvezzo all’uso delle nuove tecnologie. Immediatamente la schiera degli appartenenti al Partito di cui è massimo esponente il destinatario di questo messaggio, reagisce e quindi la discussione si infiamma, giungendo a toni decisamente accesi e violenti.

Questo esempio, tratto da un fatto realmente accaduto e balzato agli onori della cronaca, è emblematico per comprendere quanto il fenomeno del flaming sia diffuso e trasversale nella comunità virtuale, e, probabilmente considerato con scarsa attenzione nonostante la legiferazione in materia di “Cittadinanza Digitale”.

Talvolta si è portati a ritenere che il flaming, tra i fenomeni di illegalità in Internet, sia il meno allarmante, trattandosi, nella forma non degenerativa, di semplici insulti e offese reciproche che al più potrebbero integrare i reati di ingiuria e diffamazione.

Nulla di diverso, sotto questo profilo, di quanto accade nella vita reale quando due o più persone discutono animatamente giungendo ad offendersi gli uni contro gli altri.

In realtà, i due fenomeni, quello che si verifica nella realtà fenomenica, e quello che si verifica nella realtà virtuale, sono profondamente divergenti per diversi ordini di ragione.

Nella realtà fenomenica, la comunicazione, infatti, è caratterizzata da elementi non verbali di indubbia rilevanza, come il tono della voce e la mimica facciale. Questi elementi non verbali costituiscono un filtro nella comunicazione dando un chiaro segnale di come la discussione possa degenerare.

Nella realtà virtuale, gli elementi verbali sono, invece, completamente assenti, fatto questo che comporta una sorta di affievolimento della identità personale ed una sorta di spersonalizzazione nel processo comunicativo con conseguenze in termini di deresponsabilizzazione.

Lungi dal voler dare una spiegazione sociale e men che meno psicologica del fenomeno del flaming, sta di fatto che il mondo virtuale vede l’utente dinanzi ad uno schermo in comunicazione non face to face con altri utenti, creando una condizione di spersonalizzazione nella interazione sociale ed un’ambiente poco normato e potenzialmente incline ad agevolare condotte antisociali ed estreme,  agevolando comportamenti antisociali e estremi.

La percezione diffusa del mondo virtuale è quella di un luogo altro rispetto al nostro mondo reale. Mi piace, al riguardo, citare il film Matrix laddove Morpheus dice a Neo «Matrix è ovunque. È intorno a noi. Anche adesso, nella stanza in cui siamo. … È il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nasconderti la verità”.

In altri termini, si afferma che la rete non è cosa diversa dal mondo reale, ma è una sua estensione.

La cultura dell’uso responsabile delle nuove tecnologie, la Cittadinanza Digitale, passa anche per questa direttrice di fondo: tutto ciò che accade nella rete ha tangibili ed evidenti conseguenze nel mondo reale.

Il flaming, quale fenomeno deleterio nell’uso delle nuove tecnologie, sconta proprio l’assenza di consapevolezza di questo dato conoscitivo e percettivo.

Quando comuniciamo in rete, abbiamo davanti lo schermo ma l’interlocutore è, come noi, una persona in carne ed ossa con propri sentimenti, con una propria intangibile dignità.

Tra l’altro, il flaming è fenomeno allarmante in quanto si collega, sovente, ad altre condotte devianti. Non di rado, dall’iniziale atto di infiammare la discussione con un messaggio ostile e violento, si polarizzano gruppi contrapposti e la discussione si fa talmente accesa da tradursi anche nel mondo reale con risse vere e proprie.

E’ recente il caso verificatosi a Bologna che ha visto contrapposti, su un noto social network di origine lettone, 250 ca. studenti, suddivisi in due gruppi: da una parte il gruppo degli studenti rappresentanti la Bologna “bene”, dall’altra parte gli studenti discriminati come la “feccia” della città.

Sul social network in questione gli studenti si sono dati battaglia a colpa di offese e minacce, fin quando la rissa on line si è tramutata, con una vera e propria chiamata alle armi, in una maxi rissa. I due gruppi si sono dati appuntamento, sempre tramite il social in questione, e al luogo prefissato hanno dato vita ad una clamorosa rissa che ha condotto all’apertura di un procedimento penale per, tra gli altri, i reati di rissa aggravata e istigazione a delinquere.

In altri casi, il flaming ha dato origine a fenomeni gravissimi di cyberbullismo.

All’iniziale fiammata provacata dal messaggio ostile e gravemente offensivo verso un utente specifico, è seguita non già una rissa on line, bensì la polarizzazione di altri utenti che si sono associati a quell’iniziale messaggio rendendo il destinatario vittima di messaggi di offese di ogni tipo fino a giungere all’ineluttabile suicidio della vittima.

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