Polifemo. Opera di Sebastiano del Piombo

Polifemo

Polifemo. Opera di Sebastiano del Piombo

Il Polifemo è un affresco (cm 295×225) realizzato intorno al 1512 dal pittore veneziano Sebastiano del Piombo, (Venezia, 1485 – Roma, 21 Giugno 1547), e attualmente conservato presso la Villa Farnesina a Roma, sita in Via della Lungara, nel rione Trastevere.

In origine, nella zona di Trastevere a Roma sorgeva Villa Chigi, di proprietà del facoltoso banchiere senese, Agostino Chigi, soprannominato il Magnifico (Siena, 29 Novembre 1466 – Roma, 11 Aprile 1520), oggi Villa Farnesina, costruita tra il 1506 e il 1512 su progetto dell’architetto e pittore senese Baldassarre Peruzzi.

Il ricco banchiere senese commissiona a diversi artisti dell’epoca la decorazione della sua opulenta Villa Chigi su Via della Lungara, oggi Villa Farnesina, in particolare Raffaello Sanzio e i suoi allievi (tra cui Giulio Romano, Giovan Francesco Penni e Raffaellino del Colle), Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, Baldassarre Peruzzi e Sebastiano del Piombo.

Il Polifemo è situato nella Loggia di Galatea, al pian terreno della villa, con accanto l’affresco raffigurante il Trionfo di Galatea realizzato tra il 1511 e il 1512 dal pittore urbinate Raffaello Sanzio. Le lunette del registro superiore con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio sono opera di Sebastiano del Piombo, mentre il soffitto della sala che raffigura l’oroscopo di Agostino Chigi e la “Testa di Giovane” sono di Baldassarre Peruzzi.

Anche in questo caso Sebastiano del Piombo trae ispirazione dalla mitologia greca, e dalla ninfa Galatea menzionata nelle Metamorfosi di Ovidio, perdutamente innamorata del giovane Aci, ucciso dal ciclope Polifemo, per gelosia nei confronti della ninfa. Dopo la morte del suo innamorato, Galatea riesce a trasformare il sangue del giovane Aci in una sorgente, tenendo vivo il loro amore.

L’enorme ciclope, dalla possente muscolatura è seduto su una roccia avvolto in una veste azzurra e con lo sguardo rivolto verso il mare, in una sorta di contemplazione visiva. Emerge nell’opera di Sebastiano del Piombo elementi che richiamano lo stile veneto appreso dal suo maestro Giorgione, in particolare la pittura tonale (tono su tono) che conferisce la naturale simbiosi con il paesaggio circostante e la profondità della scena.

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