Olympia. Opera di Édouard Manet

OlympiaOlympia” è un dipinto (olio su tela, cm 130,5×190) realizzato nell’anno 1863 dal pittore francese Édouard Manet, ed attualmente conservato presso il Museo d’Orsay di Parigi.

La modella per la figura di  “Olympia” è  Victorine Meurent, artista e modella francese, che ritroviamo anche nel dipinto “Le déjeuner sur l’herbe” (anno 1862-1863): due opere, di grandi dimensioni, entrambe dei capolavori universali dell’arte, che sono state oggetto di aspre critiche tanto da essere definite come indecenti.

La donna, completamente nuda, distesa su un letto, con lo sguardo diretto e sfacciato verso lo spettatore e con una mano poggiata sul ventre, viene definita, anche per la nudità del soggetto rappresentato, immorale e volgare.

Esposto al Salone di Parigi del 1865, “Olympia” suscita un vero e proprio scandalo; una indignazione generale nella critica e nel pubblico (ad eccezione di Émile Zola che difende il dipinto e il pittore francese Édouard Manet).

Eppure, due anni prima, nel 1863 al Salone di Parigi viene esposto ” La Nascita di Venere ” del pittore francese Alexandre Cabanel, nel quale compare una donna nuda (Venere) pacatamente adagiata su un letto d’acqua, che guarda lo spettatore da sotto la mano posta delicatamente sul viso; il dipinto viene acclamato dalla critica e, al contempo incanta il pubblico con la conseguenza che Alexandre Cabanel viene onorato della Legione D’ Onore.

The Pearl and the Wave la nascita di venere

Come mai questa palese disparità di trattamento?

Il vero problema di “Olympia” di Édouard Manet non è il nudo di per sè, ma il fatto che la donna raffigurata incarna le sembianze di una cortigiana (chiaro indizio, in tal senso, è la presenza della serva nera); inoltre la sensualità e l’erotismo opportunamente evidenziati dalla nudità del corpo non sono giustificati con ricorso alla mitologia classica, come nell’opera di Cabanel.

tiziano_venere_di_urbino_01Non basta affermare che Édouard Manet nella realizzazione di “Olympia” si sia ispirato a diverse opere, in particolare  alla “Venere di Urbino di Tiziano.

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Ma anche alla “Maja Desnuda” di Francisco Goya, a “La grande odalisca” di Jean-Auguste-Dominique Ingres.

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Ciò detto, il problema sarebbe riconducibile esclusivamente alla morale dell’epoca?

In gran parte, è questo il vero problema: nel 1848 viene pubblicato il celebre romanzo “La Signora delle Camelie” di Alexandre Dumas (figlio), nel quale la protagonista è una giovane cortigiana parigina, tale Marie Duplessis, e per tali ragioni considerato scabroso, e al quale Giuseppe Verdi si è ispirato per l’opera lirica“La Traviata”  con la prima rappresentazione al Teatro La Fenice il 6 marzo del 1853.

Nel dipinto “Olympia” vi è un chiaro riferimento al mondo della prostituzione parigina dell’epoca: lo stesso nome “Olympia” è un nome da cortigiana; a ciò si aggiungono altri elementi, che non passano inosservati, come l’orchidea rosa tra i capelli, il nastrino di raso nero al collo, la serva di colore, il gatto nero, i fiori provenienti da qualche cliente, ma soprattutto lo sguardo della donna, disinvolto e audace che rimanda ad un puro realismo, eliminando ogni possibile traccia del mondo classico e mitologico. Le tonalità chiare, ravvisabili nel corpo e nel viso della donna, si contrappongono a quelle scure dello sfondo del dipinto, con sorgente luminosa esterna all’opera e che si infrange, quasi violentemente, sul corpo della donna, accentuandone la nudità, ovvero come sostenuto dalla critica, la volgarità.

 

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