Filippo Germisoni, detto il Moletta. Madonna col Bambino

Filippo Germisoni

Madonna col Bambino. Opera di Filippo Germisoni, detto il Moletta. Palazzo Vescovile, Museo della Città di Acquapendente

La Madonna col Bambino è un dipinto (olio su tela, cm 97×73,5), realizzato entro il primo quindicennio del settecento (ante 1715) dal pittore romano Filippo Germisoni, detto il Moletta, perchè nipote per parte di madre del pittore Pier Francesco Mola, ed attualmente conservato nel Palazzo Vescovile, Museo della Città di Acquapendente, nell’alto Lazio.

L’espressione delicata e armonica del volto della Vergine si contraddistingue da uno spiccato chiaroscuro, tanto che l’opera è stata in un primo momento ricondotta alla scuola del pittore romano Marco Benefial, stretto collaboratore di Filippo Germisoni. La luce in verticale sembra avvolgere come in una aureola la figura della Vergine e del Bambino. L’intenso cromatismo sembra riferirsi anche all’ambito marattesco.

Filippo Germisoni, detto il Moletta (Roma, 26 maggio 1664 – Roma,17 aprile 1743) è stato un celebre pittore romano, molto attivo tra il primo e il secondo decennio del Settecento, a Roma e nella provincia di Viterbo. Sua madre era la sorella del pittore Pier Francesco Mola.

Si forma a Roma presso la bottega del pittore ferrarese Giovanni Bonatti (indicato tra gli allievi di Mola, insieme a Antonio Gherardi da Rieti e Giovan Battista Boncuore), e successivamente di Carlo Maratta. Nel 1709 entra a far parte della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon. Collabora tra il 1711 e il 1713 con il pittore romano Marco Benefial in numerose commissioni e da questa collaborazione prendono vita diverse opere, molte delle quali si è persa ogni traccia. In particolare occorre citare la pala d’altare raffigurante la Visione di San Nicola, realizzata per la chiesa romana dei Ss. Nicola e Biagio, detta dei Cesarini, che dopo la distruzione della chiesa si trova conservata nel collegio di Sant’Alberto a Roma. Tra le altre opere a lui attribuite si segnala una serie di “finti arazzi a oro in rabeschi“, collocati fra gli zoccoli dei finti pilastri delle pareti lunghe della cappella Sistina, eseguiti su incarico di papa Clemente XI (al secolo Giovanni Francesco Albani).

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