Maternità
Io sento, dal profondo, un’esile voce chiamarmi:
sei tu, non nato ancora, che vieni nel sonno a destarmi?
O vita, o vita nova!… le viscere mie palpitanti
trasalgono in sussulti che sono i tuoi baci, i tuoi pianti.
Tu sei l’Ignoto.—Forse pel tuo disperato dolore
ti nutro col mio sangue, e formo il tuo cor col mio core;
pure io stendo le mani con gesto di lenta carezza,
io rido, ebra di vita, a un sogno di forza e bellezza:
t’amo e t’invoco, o figlio, in nome del bene e del male,
poi che ti chiama al mondo la sacra Natura immortale.
E penso a quante donne, ne l’ora che trepida avanza,
sale dal grembo al core la stessa devota speranza!…
Han tutte ne lo sguardo la gioia e il tremor del mistero
ch’apre il lor seno a un essere novello di carne e pensiero;
urne d’amore, in alto su l’uomo e la fredda scïenza,
come su altar, le pone del germe l’inconscia potenza.
È sacro il germe: è tutto: la forza, la luce, l’amore:
sia benedetto il ventre che il partorirà con dolore.
Oh, per le bianche mani cucenti le fascie ed i veli
mentre ne gli occhi splende un calmo riflesso de i cieli:
pei palpiti che scuoton da l’imo le viscere oscure
ove, anelando al sole, respiran le vite future:
per l’ultimo martirio, per l’urlo de l’ultimo istante,
quando il materno corpo si sfascia, di sangue grondante
pel roseo bimbo ignudo, che nasce—miserrima sorte!…—
su letto di tortura, talvolta su letto di morte:
uomini de la terra, che pure affilate coltelli
l’un contro l’altro, udite, udite!… noi siamo fratelli.
In verità vi dico, poichè voi l’avete scordato:
noi tutti uscimmo ignudi da un grembo di madre squarciato.
In verità vi dico, le supplici braccia tendendo:
non vi rendete indegni del seno che apriste nascendo.
Gettate in pace il seme ne i solchi del campo comune
mentre le forti mogli sorridon, cantando, a le cune:
nel sole e ne la gioia mietete la spica matura,
grazie rendendo in pace a l’inclita Madre, Natura.
Ada Negri (Lodi, 3 Febbraio 1870 – Milano, 11 Gennaio 1945) è stata una famosa poetessa e donna di lettere italiana, prima e unica donna ad essere ammessa all’Accademia d’Italia, ma soprattutto una delle poche donne che, nonostante la bassa estrazione sociale di provenienza, con talento ed eccezionali capacità intellettuali, riesce ad emergere nel panorama culturale italiano.
Proveniente da una famiglia di origine lombarda, povera e modesta, Ada Negri trascorre gran parte della sua infanzia presso il palazzo della nobile e aristocratica Famiglia Barni, dove la nonna materna lavora come portinaia. Le sue giornate trascorrono nella portineria del Palazzo contemplando l’andirivieni delle persone, fatti e sensazioni che riporta nel romanzo autobiografico, “Stella mattutina” (pubblicato nell’anno 1912).
Il padre, un piccolo manovale dedito all’alcool, muore quando Ada Negri è in tenera età, la madre, una tessitrice, cerca tra mille sacrifici di fornire alla figlia una educazione e una istruzione.
Ciò le consente di studiare e, grazie alle sue capacità intellettuali arriva a diplomarsi come insegnante elementare. Nel 1887 ottiene un posto come insegnante preso la scuola elementare Motta Visconti di Pavia. In questo periodo inizia a comporre diverse poesie e alcune di queste vengono pubblicate sul giornale il Fanfulla di Lodi.
Solo con la raccolta di poesie Fatalità nel 1892 riesce ad ottenere una serie di apprezzamenti fino ad arrivare al successo e alla notorietà e, in conseguenza di ciò, con decreto del ministro Zanardelli, le viene conferito il titolo di docente per chiara fama presso l’Istituto Superiore “Gaetana Agnesi” di Milano. Due anni dopo esce la sua seconda raccolta di poesie, “Tempeste”.
Nel 1931 le viene conferito per la sua carriera intellettuale il Premio Mussolini e nel 1940 Ada Negri diviene membro dell’Accademia Italiana.
Cinque anni più tardi, nel 1945 Ada Negri muore a Milano.