Un borghese piccolo piccolo. Film di Mario Monicelli

Un borghese piccolo piccoloUn borghese piccolo piccolo è un film dell’anno 1977, che con la regia di Mario Monicelli e la magistrale interpretazione di Alberto Sordi ottiene una nomination Palma d’oro al Festival di Cannes, tre David di Donatello e quattro Nastri d’argento. Il film trae ispirazione dall’omonimo romanzo del 1976 di Vincenzo Cerami.

L’opera cinematografica da un lato segna la fine della commedia italiana, assumendo i toni del dramma, e dall’altro lato accende un faro sulla società italiana dell’epoca, non molto distante da quella attuale.

La trama è quasi interamente incentrata sul protagonista principale, tale Giovanni Vivaldi (interpretato da Alberto Sordi), impiegato ministeriale con il tanto agognato posto fisso, nonchè uomo medio, appartenente alla media borghesia italiana. Un uomo tranquillo, dalla vita monotona che si ripete sempre nello stesso modo e agli stessi ritmi, con l’unica eccezione caratterizzata dall’ambizione di voler sistemare il giovane figlio Mario con un posto fisso, magari proprio al ministero. Per raggiungere tale traguardo, Giovanni arriverà, senza indugio o remore, ad una serie di compromessi e raccomandazioni, inchinandosi dinanzi ai poteri più forti, strisciando tra colleghi, umiliandosi dinanzi ai superiori e aderendo perfino alla Massoneria.

La dignità dell’uomo medio cede il posto alla piccolezza di una classe borghese ottusa, arricchita, fondata sull’apparenza e profondamente ipocrita, il cui unico modello di riferimento è quello della classe sociale dominante, a prescindere se la stessa sia buona o cattiva.

Etica e morale sconfinano su un terreno incolto, venendo a mancare il senso della legalità e della giustizia; le scelte umane cadono nell’opportunismo, si dissolvono nel patto sociale tra gli individui, e sono prive di volontà venendo deturpate del loro carattere fondamentale: la libertà.

Invero, se la libertà di comportamento trova un limite nei valori del giusto e dell’ingiusto, e un confine naturale nella coscienza umana, dalla quale trae protezione, la mancanza della stessa comporta un automatismo fondato sul nulla e sul vuoto, anche se formalmente riconosciuto come lecito.

E se l’etica e la morale traggono la loro forza da un complesso normativo, una serie di regole oggettivamente riconosciute, l’assenza di tale riconoscimento da parte della collettività unitamente alla mancanza di un parametro che possa distinguere il giusto dall’ingiusto, il corretto dallo scorretto, il legittimo dall’illegittimo a cosa porta?

Felicità e ricchezza presunte si dissolvono nel momento in cui il figlio Mario viene ucciso, rimanendo accidentalmente coinvolto in un conflitto a fuoco durante una rapina in banca.

Il lutto e il dolore portano in seguito Giovanni a togliere la maschera di Un borghese piccolo piccolo e a trasformarsi nello spietato assassino del rapinatore che precedentemente aveva sparato al figlio Mario, uccidendolo.

E alla fine etica e morale si connotano di commiserazione e di pietà per quell’uomo medio, ovvero quell’uomo privo di valori civili che incarna una tipologia generazionale e sociale, purtroppo ancora attuale, di Un borghese piccolo piccolo.

 

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