La “Porta Settimiana” ( o anche nota con il nome di “Porta Septimiana”) è una delle tre porte delle mura Aureliane di Roma, situata sulla riva destra del Tevere, nel noto quartiere di Trastevere, tra Via della Lungara e Via Garibaldi.
La “Porta Settimiana” fa parte delle tre porte di ingresso nella città di Roma situate sulla riva destra del Tevere, unitamente alla “Porta Portuensis” che si trova nella parte meridionale delle Mura aureliane, segnando l’inizio della Via Portuense e alla “Porta San Pancrazio” situata anch’essa nella parte meridionale delle Mura aureliane di Roma, sempre sulla riva destra del Tevere, sulla sommità del colle del Gianicolo. Ma a differenza delle altre due porte, “Porta Settimiana” è rimasta, sin dalla sua edificazione, nello stesso ed identico posto, nonostante i diversi rifacimenti e ristrutturazioni che si sono susseguiti nel corso dei secoli.
La porta risale al terzo secolo dopo Cristo e viene costruita per ordine dell’imperatore Settimio Severo (dal quale prende il nome a seguito di una iscrizione inserita sulla porta, poi andata distrutta) quale punto di accesso alle sue terme, od agli Horti Getae ovvero ai giardini di Publio Settimio Geta, figlio di Settimio Severo e fratello dell’imperatore Caracalla.
In epoca successiva nel 1498, la “Porta Settimiana” viene riedificata ed ampliata su commissione del Papa Alessandro VI Borgia e ancora oggi si caratterizza per la particolare merlatura, mentre ai lati sono visibili affreschi di carattere sacro, in particolare l’ Edicola Sacra “Gesù nell’Orto su Porta Settimiana“, risalente al Settecento.
A pochi passi dalla porta, entrando nel quartiere di Trastevere, si trova Via di Santa Dorotea, dove al civico n. 20 è possibile ammirare l’antico palazzo dove abitava la Fornarina, all’anagrafe tale Margherita Luti, modella e amante del pittore Raffaello Sanzio, la quale viene soprannominata la “Fornarina” perchè figlia del fornaio Francesco Luti.
Al piano terra si trovava, con molta probabilità, il forno del padre del quale oggi rimane visibile una antica colonna incastonata nel muro, mentre in alto vi è la finestra incorniciata da un arco a sesto acuto, rimasta identica nel tempo, e dalla quale si affacciò la giovane ragazza e vide per la prima volta Raffaello Sanzio.
Complimenti, interessantissimo articolo, molto particolareggiato. Alfredo Verdi Demma
La ringraziamo per il commento. Troppo gentile.
A presto
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