Ritratto di Berthe Morisot con la veletta è un dipinto (olio su tela, cm 47,5 x 61,5) realizzato nel 1872 circa dal pittore francese, Édouard Manet, appartenente alla corrente pittorica degli Impressionisti. L’opera è conservata nel Museo del Petit Palais di Ginevra.
Sembra che sia stato il pittore francese Henri Fantin-Latour a far conoscere la giovane Berthe Morisot e la sorella Edma al pittore francese. Henri Fantin-Latour apprezza e guarda con attenzione la pittura di Manet, ma non entra a far parte del movimento dell’Impressionismo.
L’incontro avviene nelle sale del Museo del Louvre che la Morisot frequenta in quel periodo per la riproduzione dei celebri dipinti.
E in seguito Berthe Morisot instaura un rapporto di affetto, stima e fiducia con Édouard Manet, l’unico tra i pittori impressionisti, divenendo la sua modella preferita.
Manet arriva ad immortalarla in ben undici tele, tra le quali occorre ricordare il dipinto raffigurante Berthe Morisot con un mazzo di violette (datato 1872), conservato al Museo d’Orsay di Parigi; il dipinto raffigurante Berthe Morisot con il ventaglio (datato 1872), conservato nel Museo d’ Orsay di Parigi; il dipinto Ritratto di Berthe Morisot sdraiata (datato 1873), conservato nel Musée Marmottan Monet di Parigi; il dipinto raffigurante Berthe Morisot su un divano, (non datato, periodo 1850-1883), conservato in Collezione privata; l’opera Il balcone (1868), conservato al Museo d’Orsay di Parigi.
Nonostante Édouard Manet fosse sposato, il rapporto platonico e/o sentimentale con Berthe Morisot fa nascere una serie di pettegolezzi, sebbene non ci siano prove certe su una possibile relazione amorosa. Nel 1874 Berthe Morisot sposa il fratello del pittore francese, Eugène Manet, e dal matrimonio nasce una bambina, Julie.
Il dipinto Ritratto di Berthe Morisot con la veletta raffigura la pittrice francese a mezzo busto con lo sguardo rivolto verso lo spettatore. Sebbene non sia facile riconoscere facilmente la Morisot nell’opera in quanto il viso è parzialmente coperto dalla veletta e le ampie pennellate rendono indefiniti i contorni dell’immagine, la sua identità si ricava dall’inventario post mortem delle opere di Manet.
Il gioco di luci e ombre è la principale caratteristica dell’opera, una peculiarità che solo Édouard Manet riesce a sfruttare al meglio, trasformando il nero in luce.